Il mondo insorge. Dopo Egitto e Tunisia è la volta del popolo Libico. L'oppressione genera esasperazione, l'esasperazione genera ribellioni. Un concetto elementare che, acquisito da governi, dovrebbe essere trasmesso agli uomini. Eppure, mentre pochissimi si informano sulle origini delle rivolte nord-africane, tantissimi si preoccupano delle consequenze economiche, inveendo davanti ad un distributore di benzina o in un ufficio postale.
E' quello che mi è capitato ieri, aspettando in fila di pagare l'ennessima bolletta.
E' partito tutto dal tipo con il biglietto A46.
"Ma c'è un problema al marchingegno, che non appare mai la A!" ha esclamato.
Il tipo con la P13 ha proseguito gridando "Io è da questa mattina che sono qui, lavativi".
Da quel momento tutti, trascinati dall'entusiasmo, hanno deciso di esprimere dissenso partendo da un semplice "Evviva Brunetta", passando per "Po dicono che in Italia non c'è lavoro, do ste lu direttore" e culminando in "Faceno bueno in Libia".
Le esclamazini si susseguivano e le mie riflessioni aumentavano. Mancavano 9 biglietti prima del mio E27.
Ho pensato a come si possa arrivare a questo. Come si puo' pretendere di paragonare l'ansia da fila con l'esasperazione da dittatura. A volte non comprendo la mia gente, che confonde e diffonde concetti e preconcetti schifosi. L'oppressore di molta gente, in Italia, è lo stress. I nostri impegni sono i piu' impegnativi e le nostre priorità, prioritarie. Siamo esasperati da dallo stress e ci ribbelliamo in un ufficio postale.
Gradirei quanto meno che la Libia, per rispetto del popolo libico, non venisse citata tra le invettive di un E24 ed un P11. Tra un dittatore di uno stato ed un direttore di una posta ci sono delle differenze.
2 commenti:
Grande post e magnifica opera!!
Bella Giorgio, te l'appoggio!
Facci un post sul puttaniere di Berlusconi!
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